Fabrizio De André

Un Medico

Ai medici,
che con impegno e tenacia
rinnovano il Giuramento
e custodiscono il sogno.

«Da bambino volevo guarire i ciliegi/quando rossi di frutti li credevo feriti»: è con un sogno che inizia “Un medico”, sesta traccia di Non al denaro, non all’amore né al cielo (1971) di Fabrizio De Andrè, ispirata alla storia del Dr. Siegfried Iseman contenuta nell'Antologia di Spoon River.
Un sogno, una grande, meravigliosa ambizione, quella del medico di De Andrè, riscrivere il Giuramento di Ippocrate a partire dai ciliegi. Un sogno potente, brillante – e nella sua umanità, così integro - che fa giurare al bambino di fare il dottore «non per un Dio ma nemmeno per gioco», non solo per non arrecare e alleviare la sofferenza, ma ispirato dall'idea, dall'illusione di guarire il mondo.

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Se il nostro Giuramento così si esprime - «in qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario. […] Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte» - io mi scopro a rileggere l'intera canzone come un romanzo di formazione, la traccia del passaggio dalla limpidezza dell’infanzia alla razionalità dell’adulto, dall’innocenza alla perdizione. Immagini struggenti si susseguono nel testo, l’ideale distrutto, il velo squarciato del dottore che «capì, fu costretto a capire».

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I sentimenti profondi e sinceri del bambino in sofferenza per le ferite inflitte all’albero – con la delicatissima zagara bianca che cede il passo alla comparsa di frutti rosso sangue – vedono presto ridimensionata la loro purezza dal contatto con una realtà che finisce per saccheggiarli. Perché i «ciliegi» diventano «la gente» e i colleghi - tutt’altro che compassionevoli, nel significato più nobile di partecipazione umana alla sofferenza dell’altro - non si fanno alcuno scrupolo a “scartare” gli assistiti più poveri, più disagiati, per mandarli a lui, pieno di buone intenzioni.

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La sua miseria lo rende così brutto agli occhi della moglie e dei figli, che «ormai lo disprezzano»: “Ma dove, dov’è il tuo amore?”. E così il medico, disonorevole nel pensiero e nelle azioni, si convince che hanno ragione loro, che è proprio così, che «fare il dottore è soltanto un mestiere».
Provo sentimenti contrastanti di fronte a questi versi, in cui il dottore diventa un medico qualunque: un uomo schiacciato dallo svanire delle sue illusioni, il giuramento spezzato, le sue scelte giudicate e punite. Perché «a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell'arte, onorato dagli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro» è la conclusione del Giuramento di Ippocrate, perché nessuna cura è concessa per chi tradisce quel sogno.

(Stella G.)

Il racconto dell'Antologia di Spoon River prosegue con Un malato di cuore e non solo

Testo

Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti.

Un sogno, fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per gioco:
perché i ciliegi tornassero in fiore,
perché i ciliegi tornassero in fiore.

E quando dottore lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e vennero in tanti e si chiamavano "gente"
ciliegi malati in ogni stagione.

E i colleghi d'accordo i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
mi spedirono il meglio dei loro clienti
con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale:
ammalato di fame incapace a pagare.

E allora capii fui costretto a capire
che fare il dottore è soltanto un mestiere
che la scienza non puoi regalarla alla gente
se non vuoi ammalarti dell'identico male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame.

E il sistema sicuro è pigliarti per fame
nei tuoi figli in tua moglie che ormai ti disprezza,
perciò chiusi in bottiglia quei fiori di neve,
l'etichetta diceva: elisir di giovinezza.

E un giudice, un giudice con la faccia da uomo
mi spedì a sfogliare i tramonti in prigione
inutile al mondo ed alle mie dita
bollato per sempre truffatore imbroglione
dottor professor truffatore imbroglione.

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DR. SIEGFRIED ISEMAN

I said when they handed me my diploma,
I said to myself I will be good
And wise and brave and helpful to others;
I said I will carry the Christian creed
Into the practice of medicine!
Somehow the world and the other doctors
Know what's in your heart as soon as you make
This high-souled resolution.
And the way of it is they starve you out.
And no one comes to you but the poor.
And you find too late that being a doctor
Is just a way of making a living.
And when you are poor and have to carry
The Christian creed and wife and children
All on your back, it is too much.
That's why I made the Elixir of Youth,
Which landed me in the jail at Peoria,
Branded a swindler and a crook
By the upright federal judge!

Io dissi, quando mi diedero in mano il diploma,
io dissi a me stesso: sarò buono
e saggio e coraggioso e utile al mio prossimo;
dissi: porterò il credo cristiano
nella pratica della medicina!
In qualche modo il mondo e gli altri medici
sanno cosa c'è nel tuo cuore non appena prendi
questa nobile decisione.
E il fatto è che ti fanno morire di fame.
E nessuno viene da te se non i poveri.
E tu scopri troppo tardi che fare il dottore
è solo un modo per guadagnarsi da vivere.
E quando sei povero e devi portare
il credo cristiano e una moglie e i figli
tutto su di te, è troppo!
È per questo che inventai l'Elisir di Giovinezza,
che mi spedì nella prigione di Peoria
bollato come imbroglione e truffatore
dall'integerrimo Giudice Federale!
(traduzione a cura di Fernanda Pivano)