Lucio Dalla

L'Anno Che Verrà

Negli studi degli Stone Castle Studios - nati per volontà del discografico Antonio Casetta, tra gli artefici del successo di Fabrizio De Andrè - in questa “oasi felice” in cui artisti e addetti ai lavori possono lavorare senza distrazioni e vincoli di orario, nel 1978 viene registrata “L’anno che verrà”, canzone che uscirà come traccia di chiusura del disco Lucio Dalla dell’anno successivo: orchestra diretta da Giampiero Reverberi, il quale curò anche gli arrangiamenti del disco mentre al piano Ron e Ricky Portera alla chitarra. Inizia così la magia di una brano attualissimo, che ha attraversato quasi tre generazioni dentro un disco che “Rolling Stone” inserirà tra i 100 più belli di sempre.

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Siamo nell’Italia fatta di una sostanza giovanile che vuole andare in direzione opposta a ciò che sta accadendo. È l’Italia del delitto Moro e del terrorismo dilagante, della morte naturale del papa Paolo VI e di quella misteriosa di Giovanni Paolo I, delle dimissioni del Presidente della Repubblica Giovanni Leone per sospetto di corruzione. Il peso di questi anni di piombo si sente tutto, «si esce poco la sera, compreso quando è festa/ e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra»: la paura della violenza terroristica e malavitosa in questi versi è pura cronaca su di un tappeto musicale. Mentre la «trasformazione» promessa dalla «televisione» si riferisce alla sicurezza esibita dal governo per un calo dell’inflazione per il 1979; un'inflazione che invece finirà per arrivare al 20%.

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A interpretare con profondità la stanchezza causata da questo clima la canzone di Lucio Dalla, scritta in forma di lettera - come già “Letter to Hermione” (1969) di David Bowie – e ispirata dal racconto La passeggiata (1919) dello svizzero Robert Walser. Nei versi si passa così dalla consapevolezza dell’infelicità all’evocare il cambiamento, del mondo come vorremmo che fosse. Non a caso, dunque, la forma musicale e il ritmo scelti sono quelli del “fado” – dal latino Fatum, destino - un genere di canzone popolare portoghese del secolo XIX, la quale prende ispirazione dal sentimento della nostalgia, della “saudade”, raccontando di emigrazione, di lontananza, di separazione e di sofferenza e dolore.

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E infatti, se la sofferenza è presente in tutta la seconda strofa – che racconta gli “anni di piombo”, la solitudine ed è caratterizzata da un senso di pietà per i poveri di spirito – la terza e quelle seguenti elencano invece le speranze per l’anno nuovo, in cui si ritroverà il senso di comunità, cesseranno le sofferenza e ci sarà abbondanza per tutti, in un quadro di miracoli simbolici che toccano anche i “poveri di spirito”, «i sordi [che] già lo fanno», gli egoisti presenti nella nostra società.
E così, anche l’omosessualità, la libertà sentimentale e sessuale, non sarà più condannata, scompariranno «cretini» e «troppo furbi», così come sarà anche permesso il matrimonio per i preti, un tema caldissimo negli anni ’70, motivo di scontri e a causa del quale, per poco non ci scappò lo scisma dei cattolici olandesi.

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Dalla sofferenza per il presente il brano si solleva così alla speranza in un futuro migliore, alternando un abile gioco in fatto di armonie musicali e sound: maggiore (tonalità che trasmette positività), minore (tonalità tipica del “fado”, che va ad “appesantire” la melodia trasmettendo dunque negatività), ritmo rock (che pare esaltare il desiderio bruciante che ciò che si desidera avvenga, fosse anche solo per «un istante»). E infine si torna, alquanto tristemente, alle strofe dal gusto di “fado”, con la chiusa che è un misto di disillusione e speranza: «L’anno che sta arrivando, tra un anno passerà/ io mi sto preparando: è questa la novità».

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Ma, in conclusione, chi è il «caro amico» a cui Lucio «scrive»? Ai tempi, l'omosessualità mai dichiarata, ma nota a tutti, ha fatto pensare che questa lettera ideale fosse indirizzata a un cantautore greco, amico di Dalla. Ovviamente, non si è mai saputo chi fosse e, del resto, è così che funzionano le leggende metropolitane.
Ma se la realtà fosse un’altra? Se l’amico «molto lontano» a cui è necessario scrivere «più forte» per farsi sentire fosse davvero così lontano - anche per l’ascoltatore, per chiunque - specie in tempi così bui, pesanti, tristi? Forse, chissà, in quell’amico possiamo vederci un segno della fede di Lucio Dalla. E se l'«amico» non fosse Gesù, o chi per lui e, dunque, l’intera canzone una preghiera?

(Pinguino)

Il racconto degli anni Settanta nel nostro paese
continua con La canzone del padre di Fabrizio De André

Testo

Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c'è una grossa novità,
l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco la sera compreso quando è festa
e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra,
e si sta senza parlare per intere settimane,
e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
e tutti quanti stiamo già aspettando
sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,
ogni Cristo scenderà dalla croce
anche gli uccelli faranno ritorno.

Ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno,
anche i muti potranno parlare
mentre i sordi già lo fanno.

E si farà l'amore ognuno come gli va,
anche i preti potranno sposarsi
ma soltanto a una certa età,
e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età.

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento
di essere qui in questo momento,
vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico cosa si deve inventare
per poter riderci sopra,
per continuare a sperare.

E se quest'anno poi passasse in un istante,
vedi amico mio
come diventa importante
che in questo istante ci sia anch'io.

L'anno che sta arrivando tra un anno passerà
io mi sto preparando, è questa la novità.

THE YEAR TO COME

Dear friend, I’m writing you so that I have some relax
And as you’re so far, I’m gonna write you louder.
Since you’ve left there are great news,
The old year’s over now
Yet somethin’ seems not to be ok.

We go out seldom the night including on feast days
Someone’s even put sandbags next to the window
And we keep without talking for weeks and weeks on,
So that those who have nothing to say
Have plenty of time.

But the telly told that the new year
Will bring a really great change
And everyone’s waiting
gonna come Christmas thrice and a feast all the day long,
all the Christs gonna get down from the cross,
even the birds gonna come back.

And there’ll be food and light all the year long
even the dumb will learn to speak
well, the deaf already do it.

And we’ll make love, everyone his way,
Even priests will be allowed to marry
but only at a certain age,
and many will disappear, without disturbing too much
they’ll be maybe the crafty dogs
or the idiots of all ages.

See, my dear friend, what I’m writing and telling you
and how much I am happy
to be here in this moment
see, see, see, see
see, my dear friend, what one has to invent
to make a little fun of all this
to keep on hoping

And should this year pass in an instant,
see, my dear friend,
how much it turns important
that I be here in this moment

The year next to come’s gonna pass in a year
I’m already getting ready, here’s the great news.